Progettare il negozio. Intervista a Massimo Iosa Ghini

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Per farci un’idea su come gli spazi negozio evolveranno in futuro e saranno in grado di offrire al cliente una “shopping experience” soddisfacente abbiamo incontrato architetti e designer abituati a confrontarsi con queste problematiche.

negozioMassimo Iosa Ghini titolare dello studio Massimo Iosa Ghini Associati, per il negozio che verrà sostiene che si passerà: «Dal phisical store al phigital place».

Già prima della diffusione del Covid la modalità di acquisto in presenza era declinante. Ma è pur vero che una spesa impegnativa o che implica una dettagliata informazione sul prodotto, rimane comunque la nostra forma di relazione più naturale. I grandi network.

dealers dovranno ripensarsi con creatività trovando dei principi di utilità e sostenibilità nel proporre lo spazio fisico, in modo che sia competitivo con la logistica dell’ultimo miglio. Penso che il linguaggio degli odierni store rimanga adeguato per il segmento alto e altissimo, con eventuali aggiornamenti in direzione dell’accoglimento personalizzato.

Mi riferisco a un rapporto sartoriale con il cliente, fatto di social e di proposte di comunicazione interpersonale on line che poi si conclude con l’incontro in presenza; dei “chat relationship store”, dove alla fine si va a provare e ritirare l’oggetto o il servizio. Si evolve il concetto del luogo in cui vendere che si despecializza. In effetti si può creare un’azione commerciale in ambiti non così specializzati, uno degli esempi è il Design Club, un luogo ricettivo, dove sei ospitato in un contesto di alto design e puoi acquistare gli elementi di arredo che per qualche giorno hai usato.

Gli spazi post Covid dovranno essere sicuri e a sanificazione continua come era una volta l’aria condizionata. Nei prossimi anni entrando in uno store avremo l’aria sanificata, un utilizzo che andrà attenuandosi nel tempo. Saranno spazi il meno possibile articolati, semplificati, sostanzialmente dei parallelepipedi con superfici nette ed un uso massiccio della tecnologia a uso esplicativo. Lo store dovrà dialogare con lo smartphone dei visitatori, che potranno analizzare il prodotto sia da un punto di vista fisico che immateriale acquisendo on site un’informazione sul prodotto ricca e complessa.

Dal phisical store si passerà al “phigital place”. I negozi diventeranno dei veri e propri luoghi di progettazione, dove realtà virtuale e fisica si misceleranno. Penso al mondo delle auto sempre più personalizzabili al mondo degli ambienti casa, al design e a un certo fashion alto di gamma. Nei punti vendita assisteremo a una prepotente accelerazione degli “spazi servizio” che comporterà la capacità di unire al prodotto fisico il servizio, i ristofood stores con home delivery ad esempio.

Per concludere direi che sono numerose le sfide che attendono il progettista in futuro: innanzitutto quella di studiare soluzioni per il Covid; ridurre i consumi degli spazi, delle energie e delle risorse e utilizzare solo i materiali dell’economia circolare; immaginare luoghi in cui sviluppare azioni commerciali e di servizio che non siano necessariamente negozi; integrare tecnologie realmente interattive con l’ambiente interno; integrare fisico e immateriale; saper emozionare e comunicare utilizzando lo spazio come scenario. In futuro infatti, sarà sempre più importante percepire il negozio come un luogo unico, pensato per il singolo individuo

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