La casa è un contenitore. Un contenitore di persone, di idee, di stili e anche… di follie! Però è la casa. Qualsiasi casa. Soffermiamoci un momento sulla definizione “contenitore d’idee”: se è tale, quanto contribuisce il tessile a formare queste idee, a riempire il contenitore? Credo che dormire in una stanza interamente decorata con un quadro di Picasso potrebbe facilmente (e rapidamente) portare al manicomio. Ma resta il fatto che “quella” stanza è piena d’idee.
Ora, detto sinceramente, quante “idee” porta il complemento tessile d’arredamento in una stanza da letto? Ci ha provato, gliene do atto – la “corrente” fotografica ne è stata l’espressione più vivace – ma domandiamoci: il messaggio arriva ancora al consumatore? O meglio, è mai arrivato davvero?
Insomma non credo si possano ridurre tutte le difficoltà del comparto al trito e ritrito problema complessivo della crisi dei consumi. È troppo facile. Qualcosa che non funziona c’è anche nella carenza di innovazione della biancheria per la casa e se non si avvia una profonda riflessione su quanto il motore creativo del comparto – attenzione qui non faccio distinzione d’impresa, non c’entra, è un fatto complessivo culturale) – giri a vuoto da ormai molti anni, non ne veniamo fuori. Albert Einstein diceva “… la curiosità, l’ossessione e l’ostinata resistenza, unita all’autocritica, mi hanno portato alle mie idee”.
Ecco, l’autocritica, il porsi il problema se si è fatto davvero il tutto il possibile per dare contenuto alla propria creazione. Questo genere di autocritica è muta da troppo tempo nel settore. E allora una stanza decorata in ogni sua parte come una tela di Matisse o di Picasso resta l’unica possibilità per gridare che il decoro – e non la componente mobile che diventa solo supporto per il decoro – sono l’anima dell’arredamento. In sintesi bisogna trovare qualcosa che faccia parlare la gente, qualcosa che scaldi gli animi, qualcosa che susciti la curiosità dei più. E invece siamo sempre lì: il decorino nuovo, il colorino nuovo, il disegnino in stampa digitale nuovo.
Niente altro? Ma siamo certi che il tessile d’arredamento possa esprimere solo questo? Se è così, diciamocelo chiaro: altro che basse vendite perché c’è la crisi! Il destino del tessile casa sarà culturalmente, e quindi commercialmente, di retroguardia.