Quella concretezza visionaria

Quando attorno al 2000 Flou presentò il primo sito web nel quale si potevano scegliere i letti e gli accessori tessili componendone direttamente la visualizzazione, nessuno sapeva che dietro quel sito così innovativo c’era Massimiliano Messina, primogenito di Rosario, fondatore dell’azienda che ha celebrato più di tutte il design e la cultura italiana del dormire. Dalla improvvisa scomparsa del padre, avvenuta nel 2011, Massimiliano è alla guida dell’azienda. Un compito non facile perché Flou è stato, e deve continuare a essere, sinonimo di innovazione. Vediamo come fa. Serio. Ma anche visionario. Disposto a esibire la sua emotività ma formale e puntuale nella descrizione dei suoi pensieri. Concreto e realistico nelle strategie aziendali ma anche innovatore e sostenitore del “rapporto umano prima di tutto”. Massimiliano Messina è tutto questo: un quarantenne misurato, oggi presidente di un gigante dell’industria e del design italiani, la Flou. Ha preso in mano le redini della società quando suo padre Rosario Messina è scomparso, lasciando una vera e propria voragine nell’ambiente. Messina non è stato solo il fondatore di una delle maggiori realtà del mobile italiano – e anche della biancheria per la casa, naturalmente – in realtà è stato uno dei motori principali (forse il più importante) del Salone del Mobile, oltre che presidente di Federlegno Arredo per parecchi anni. Massimiliano, assieme alle sorelle, non ha solo ereditato un’azienda. Fra le mani ha un ruolo, un compito innovatore da portare avanti. Senza voler esagerare, una responsabilità da far tremare i polsi. Al di là delle cose dette durante la nostra intervista, la personalità del giovane imprenditore ci è parsa composta da due aspetti principali: da un lato il pieno controllo della situazione del presente aziendale e dei progetti per il futuro, espresso dalla profonda preparazione su tutti gli argomenti trattati; dall’altro una certa levità, non disinteresse certamente, ma consapevolezza che nel lavoro e nella gestione di un gruppo così importante deve avere spazio anche il sogno e il desiderio di cambiare qualche regola del gioco. Del resto il progetto Natevo, presentato lo scorso anno, è di per sé dirompente. Sia per l’idea guida – affidare ai mobili il compito d’illuminare l’ambiente – sia per le modalità d’approccio alle proposte e alle nuove creazioni: il designer – chiunque esso sia – propone il suo lavoro sul sito di Natevo, una commissione lo valuta e, se approvato, viene creato il completo mock-up, comprensivo di studio dei costi e dei prezzi; a quel punto viene proposto, sempre sul sito, al pubblico e se raggiunge una determinata cifra di ordini (10mila euro, un fatturato decisamente abbordabile) entra stabilmente in catalogo. Una formula a dir poco originale. Messina ci porta così a conoscere il suo parere sul mercato, sul futuro, su ciò che deve essere un’impresa moderna che concorre a livello internazionale. In poche parole ci guida dalla sua esperienza alla visione della Flou di domani.

Dottor Messina lei è nato nel 1973, cinque anni dopo la sua nascita suo padre fondava la Flou. Siete cresciuti assieme, lei e l’impresa. Il suo ingresso in azienda, attorno al 2000, è stato un percorso automatico oppure il frutto di libere, e quindi consapevoli, scelte?

Questo mondo mi ha sempre affascinato, quindi l’obiettivo di fondo di lavorarci è sempre stata una mia solida convinzione, come del resto tutte le scelte del percorso scolastico. Mi sono laureato in Bocconi in Economia e Commercio con una tesi su internet nel 1997. Dopo la laurea ho fatto esperienze in Shell e poi in Kraft nel team del brand Simmenthal, successivamente sono andato negli Usa per affinare l’inglese e fare esperienza nel campo dell’e-commerce. Proprio lo studio del mondo di internet, quando in Italia era pressoché sconosciuto, mi ha permesso di cogliere l’occasione di rientrare in Italia varcando la soglia dell’azienda con un progetto preciso e assolutamente innovativo: un sito che fosse in grado di dare all’internauta la possibilità di scegliere, vestire e visualizzare ogni letto della nostra collezione in piena libertà. Cosa potevo volere di più? “Carpe diem” dicevano i latini. Forse avrei potuto fare ancora un po’ d’esperienza, magari di vendita, in giro per il mondo, ma l’occasione era troppo ghiotta. Ho lavorato per il sito con una tecno-house americana di primaria grandezza, applicando quelle tecnologie a un progetto mai sperimentato nel settore. Cosa può pretendere di più un ragazzo di 27 anni?

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