Abdoulaye Konaté: il tessuto come appartenenza

KONATE'-composition No 17, 2015Dopo la 56sima Biennale d’Arte di Venezia, curata dal nigeriano Okwui Enwezor che ha proposto molti artisti del continente, l’Africa è al centro dell’attenzione e la Galleria Primo Marella di Milano, specializzata nella promozione di artisti e movimenti provenienti da aree extraeuropee, presenta le opere del maliano Abdoulaye Konaté (che per prima ha portato in Europa), artista che ha scelto di esprimere la sua appartenenza geografica e sociale con l’uso di tessuti locali, forme che ricordano l’abbigliamento tradizionale etnico e colori significativi nella tradizione delle etnie locali.

Abdoulaye Konaté è nato a Diré nel 1953 quando il Mali era ancora sotto dominazione francese; ha studiato pittura a Bamako (1972 – 1976) e in seguito, grazie agli scambi tra il governo marxista maliano e Cuba, si è perfezionato all’Avana (1978 – 1985), dove ha vissuto sette anni. Artista di fama internazionale non ha mai voluto lasciare il suo paese nonostante la pericolosità delle sue turbolenze politiche: ha ricevuto diversi premi, tra cui ‘Léopold Sédar Senghor’, ‘Chevalier de l’Ordre National du Mali’ e ‘Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres de France’.  Attualmente è Direttore del ‘Conservatoire of Arts & Media’ di Bamako.

Il suo lavoro artistico assume il tessuto come elemento comunicativo fondamentale a partire dalla fine degli anni Novanta, con cui crea arazzi di stoffa o installazioni di grandi dimensioni che esplorano questioni socio-politiche e ambientali: la guerra, l’AIDS, la lotta per il potere, la religione, la globalizzazione, i problemi ecologici.

Il Mali è è il secondo Paese africano per produzione ed esportazione della fibra di cotone, che viene esportata, lavorata e reimportata nel Paese dove il tessuto è un importantissimo elemento comunicativo della tradizione locale che esprimere valori familiari, sociali, etnici e religiosi, per questo Abdoulaye Konaté ha scelto di lavorare con tessuti Bazil – composti sul retro da cotone maliano importato in Germania e sul fronte da poliestere a cui viene aggiunta una pellicola a disegno di poliuretano – che con il suo staff tinge in  molteplici tonalità cromatiche, taglia in strisce regolari della stessa larghezza e lunghezza, cuce e ricama. In galleria accanto a temi geopolitici, come il grande arazzo Tolérance religieuse (2013, cm. 220 x 274) giocato sulle sfumature acromatiche digradanti dal nero al bianco di nastri di tessuto ricamati con piccoli pois, a imitazione del piumaggio nero punteggiato di bianco della “Faraona mitrata”, importante elemento della mitologia africana, su cui si spiccano le sagome dei simboli di quattro religioni – la croce, la stella di Davide, la mezzaluna  con stella e il Buddha seduto –  in una disposizione simmetrica che vuole restituire loro armonia e equilibrio. Un altro importante lavoro, anch’esso acromatico, è Gris Gris blanc (2013, cm. 250 x 400) che riproduce, distesa, la tunica sciamanica decorata con cascate simmetriche di amuleti vudù a forma di piccoli sacchettini che contengono quanto possa proteggere la persona che li indossa, una installazione tessile imponente, basata sulla simmetria centrale e la distribuzione armonica e geometrica degli elementi. I soggetti delle opere di Abdoulaye Konaté si riferiscono alle tradizioni del Mali, composte dalla cultura di diverse etnie che variano dal mondo arabo-islamico all’Africa nera, ai drammi geopolitici contemporanei, alla ricerca più attuale di composizioni astratte basate sul bilanciamento dei colori tradizionali delle diverse etnie come il blu dei Tuareg e il bianco degli arabi. Il blu, declinato in numerose gradazioni, è il colore principale di molte opere, tra cui: Simphonie Blue (2004), Simphonie Blue BR (2007), Composition n. 6 (2012), Composition de Plumes (2012) e Composition n. 20 (2015). Un blu che dona profondità all’arazzo tessile e permette un esercizio di variazione monocromatica di grande effetto, “Perché – ha dichiarato l’artista – c’è varietà anche nel monocromo (…) se ci si prende il tempo per osservarlo ci si rende conto che c’è una enorme varietà di colori. Questa osservazione rappresenta per me dei momenti di vita, di tranquillità interiore, che cerco di mostrare”.   (Renata Pompas)

 

 

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