Il fallimento della Richard Ginori

Ieri mattina, alle 10:30, il Tribunale di Firenze ha gelato
gli animi di quanti speravano in un pronto salvataggio della Richard Ginori, messa in liquidazione già la scorsa primavera a causa di un bilancio consuntivo 2011 che rivelava
perdite superiori al capitale sociale dell’azienda. Con la sentenza, infatti, i giudici hanno dichiarato la Richard Ginori
fallita
, reputando inammissibile la
richiesta di concordato preventivo
presentata dal collegio dei liquidatori,
guidato da Marco Milanesio.

È stata quindi respinta
l’offerta presentata dalla statunitense Lenox e dalla rumena Apulum, scelta
dai liquidatori lo scorso 14 novembre: la cordata si era impegnata a riassumere
280 lavoratori – dei 314 che, dallo scorso agosto, si trovano in cassa
integrazione per cessata attività – e pagare 13 milioni, separandosi gli asset
dell’azienda: il marchio Richard Ginori sarebbe andato a Lenox, mentre la
fabbrica di Sesto Fiorentino sarebbe passata sotto il controllo di Apulum.
Lo scorso 12 dicembre, il Tribunale aveva già chiesto ai liquidatori
un’integrazione della domanda di concordato preventivo, avanzando alcuni
rilievi; integrazione che, il 27 dicembre seguente, era stata presentata.
Ieri, però, il Tribunale ha ugualmente giudicato il piano “dotato di intrinseca incertezza
in ordine al verificarsi dei due eventi principali su cui si basa
”. In
dubbio sarebbe stata la soddisfazione dei creditori stessi, assoggettata
appunto al verificarsi congiunto di troppe variabili. Oltre all’affitto e alla
successiva vendita della Richard Ginori a Lenox e Apulum, il concordato
prevedeva infatti la cessione del Museo
Richard Ginori della Manifattura di Doccia
, con il ricorso alla cosiddetta Legge Guttuso: il Governo avrebbe
dovuto accettare le collezioni e l’ente museale a saldo di un debito tributario
di circa 16 milioni.

Con la nomina di Andrea Spignoli a curatore
fallimentare, avvenuta ieri, si riapre ogni scenario possibile sulla sorte
della manifattura di Sesto Fiorentino. La procedura fallimentare prevede
infatti la cessione degli asset sul mercato che, a differenza del concordato
preventivo, non vincola troppo le aziende acquirenti a preservare la forza
lavoro finora occupata, né a soddisfare i creditori chirografari.
In tal senso, rassicurazioni giungono proprio da Spignoli, già consulente
tecnico d’ufficio per Richard Ginori e quindi conoscitore della realtà
aziendale, che promette una pronta pubblicazione di un nuovo bando di vendita, nella convinzione che la manifattura possa
essere salvata.

La decisione del tribunale sembra riaprire i giochi

“Attendiamo di parlare con il curatore fallimentare al fine di
manifestare la nostra disponibilità a riconsiderare l’acquisizione di Richard
Ginori”
, ha dichiarato Pierluigi Coppo, Presidente di Sambonet.
In
prima battuta (senza aver ancora incontrato il curatore fallimentare), il
Gruppo Sambonet Paderno Industrie confermerebbe quindi – a grandi linee – la precedente offerta, anche se rimane
sempre irrisolto il problema degli
immobili
(il 50% è di proprietà di Richard Ginori, il restante 50% di una
società di 3 immobiliaristi, attualmente anch’essa in liquidazione).
Il
gruppo si impegnerebbe cioè a riassumere 150 dipendenti e manterrebbe il sito
produttivo di Sesto Fiorentino, spostando però il bianco a Selb (nello stabilimento
Rosenthal); attiverebbe inoltre investimenti per efficientare l’azienda per un
valore di 4 milioni di euro. Sambonet, infine, ribadisce la sua disponibilità
all’acquisizione degli immobili.

Per Sambonet, Ginori
rappresenterebbe un’importante integrazione della propria offerta
: l’obiettivo è quello di
focalizzarsi maggiormente su produzioni di alta qualità, sfruttando poi le
sinergie sia industriali che commerciali
del Gruppo.
D’altra
parte i fratelli Franco e Pierluigi
Coppo
(proprietari al 100% del Gruppo, che chiuderà il 2012 con un fatturato previsto di circa 170
milioni di euro) non sono nuovi a simili
operazioni di salvataggio
. A fine anni ’70 rilevarono la Paderno
(oggi leader mondiale nel pentolame professionale), nel 1997 acquisirono
appunto la Sambonet in
fallimento (oggi leader mondiale nel settore alberghiero)e, nel 2009, la Rosenthal (già riportata in utile nel 2011).

Aggiornamento del 16 gennaio 2013

Il curatore fallimentare, che ha assicurato lavori in tempi
rapidi, ha nel frattempo prospettato la presenza della Richard Ginori al Macef
di Milano.
È iniziato anche l’esercizio
provvisorio
: Andrea Spignoli avrebbe richiamato dalla fabbrica alcuni
lavoratori per cominciare le produzioni relative all’espletamento di ordinativi
relativi alla filiale giapponese
.

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