Progettare trame creative. Incontri con designer tessili

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«Appendi le tende. Fanno sembrare una stanza finita. Pensa alle tende come il rossetto dell’arredamento». Questa affermazione dell’interior designer Peter Dunham, con un briciolo di ironia, pone l’accento sull’importante ruolo che il tessile gioca all’interno dello spazio domestico. Inutile dire che a questo proposito un ruolo fondamentale lo gioca la capacità del textile designer di interpretare gli spazi in maniera creativa.

Ma quali sono le peculiari conoscenze che il progettista tessile deve possedere per compiere al meglio il proprio lavoro? E ancora: in che modo le diverse qualità di tessuto e le loro differenti destinazioni d’uso possono condizionare il progetto?

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Giovanni Premoli e Dario Di Bella

Abbiamo girato queste domande a progettisti che ci hanno parlato di come con il tessuto sia possibile raccontare una storia affascinante. «Saper progettare e avere la possibilità di realizzare collezioni merceologiche diverse, siano esse collezioni tessile casa, abbigliamento, accessorio – ci spiegano Giovanni Premoli e Dario Di Bella, titolari del marchio Premoli+Di Bella – non è oggi cosa da poco ed è davvero raro.

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Premoli+Di Bella Home Linen by Mirabello Carrara. Circle Art Collections

Il percorso di un designer all’interno del mondo industriale viene infatti il più delle volte costretto in un settore merceologico specifico. Il nostro percorso, al contrario, è sempre stato caratterizzato da una poliedricità merceologica che abbiamo esercitato in diverse aree del mondo.

Le nostre radici sono italiane, ma il nostro background è internazionale. La nostra capacità di affrontare il progetto a 360° deriva non solo dalla competenza tecnica nei vari settori merceologici ma anche da una conoscenza approfondita dei mercati (Europa, Usa, Asia e Middle East). Alla conoscenza tecnica e a quella dei mercati vanno però aggiunti altri aspetti fondamentali: la creatività e lo storytelling, ossia la capacità di creare prodotti che raccontino una storia e riescano ad affascinare il consumatore».

Simone Post

Il designer Alfredo Häberli più che sulla specifica conoscenza di tecniche e materiali, pone l’accento sulla capacità del progettista di porsi domande e di essere aperto agli stimoli dell’esterno: «Ad oggi – ci dice – ho realizzato varie collezioni tessili senza aver mai studiato textile design. Il mio punto di forza sta però nel saper guardare, nell’essere disponibile ad accogliere quanto ciò che mi circonda ha da offrirmi e nel riuscire a rielaborarlo con le mie creazioni. Per creare bisogna continuare a porsi domande ed è esattamente quanto faccio io. Continuo a ricercare e questa attitudine produce conoscenza e competenza».

Simone Post. Envisions, ricerca sul colore

«Per poter svolgere questa professione – afferma invece la designer tessile Simone Post – bisogna prestare molta attenzione al singolo dettaglio e alle tecniche di lavorazione, avere un’attitudine al contempo matematica e metodica. Il diverso utilizzo di tecniche può cambiare completamente la natura del progetto. Penso però che in quanto progettisti, si debba essere aperti a risultati anche inaspettati, ad essere cioè flessibili, proprio come lo è il tessuto. È sempre difficile riuscire a stabilire in anticipo come un filato reagirà ad una determinata tecnica così bisogna essere pronti ad adattarsi anche a risultati inattesi per poter governare i cambiamenti».

Particolare è il percorso dell’architetto Bruno Tarsia che dopo una formazione in scenografia, conseguita all’Accademia del Teatro alla Scala, ha operato nell’interior design e nello styling d’arredo e recentemente ha realizzato una collezione tessile. «Non posso definirmi un designer tessile – afferma Tarsia – tuttavia mi ha sempre incuriosito come l’armonia degli spazi, delle cromie e delle luci potesse interagire con gli arredi. Mi affascinano molto anche le texture e le composizioni materiche in accostamento tra di loro. Queste suggestioni sono alla base della creazione di Relief, la collezione che ho disegnato per L’Opificio. La sua peculiarità è l’effetto tridimensionale che si crea tra cromie e ombre attraverso la combinazione di orditi e trame che hanno permesso di enfatizzare la texture e il suo aspetto materico. Con il tessuto è possibile, tramite un sapiente utilizzo di varianti cromatiche, ricreare differenti profondità ed effetti visivi. Nel tessuto ho così riprodotto giochi di luci e ombre simili a quelli che si creano tra le geometrie di un’architettura».

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Denise Bonapace

Denise Bonapace, infine, accosta la professione di textile designer a quella dell’alchimista: «Considerato da un punto di vita generale, il progetto è una Grande Madre che accoglie pensieri, tematiche e approcci diversi. Progettare un tessuto o una maglia, significa invece progettare lo stato embrionale, ossia il materiale con il quale poi si andrà a realizzare un prodotto. Progettare il tessuto equivale a creare lo ‘stato primo’: si parte dalla scelta delle fibre, dalle loro caratteristiche tecniche e tattili, fino alle loro finezze e agli abbinamenti dei colori.

Please Sit for Sartoria Migrante

La scelta delle tecniche e/o tecnologie con cui lavorare la tessitura o la maglia è determinante: le caratteristiche fisiche del futuro prodotto dipendono da quello. Come un alchimista, il textile designer dosa le proporzioni degli ingredienti progettuali, che definiranno il futuro risultato. Negli altri settori del progetto, invece, si parte dalla scelta di materiali già esistenti. Direi che la specificità del designer tessile risiede anche nella voglia di sperimentare, nella disponibilità ad accogliere soluzioni inaspettate e a sapere ottimizzarle, e in una ‘mano sensibile’ che sappia sentire i fili e i colori».

Le diverse tipologie di tessuto e i differenti utilizzi influenzano il progetto?

Alfredo Haberli, ph© Helge Ferbitz

Alfredo Häberli non ha dubbi: «I vari materiali riflettono la luce in modo diverso, hanno una propria tattilità ecc. fattori di cui in fase di progettazione bisogna tener conto. E anche la destinazione d’uso influenza il progetto. Non si progetta nello stesso modo uno sgabello, una sedia o un divano…» Denise Bonapace esprime un punto di vista simile: «La tipologia di tessuto e la distinazione d’uso influiscono sempre sul progetto da realizzare, ovviamente quando si parla di progetti di alta qualità.

Kvadrat collezione Animals

Il textile designer soprattutto se ha una certa esperienza alle spalle, sa come alcune fibre siano fisicamente più adatte a soddisfare le diverse e specifiche esigenze che ogni prodotto tessile d’arredamento ha: sono vincoli di progetto che però non chiudono alla sperimentazione e alla sorpresa che ogni nuovo abbinamento produce». Per Simone Post: «Il materiale è sempre il mio punto di partenza. Che si tratti di filati riciclati o di filati lavorati da me, essi influenzeranno sempre il risultato finale. Lo stesso può dirsi dell’utilizzo a cui il tessuto è destinato. È fondamentale che tra materiale e prodotto finale ci sia un’interrelazione». Idee pienamente condivise da Bruno Tarsia che aggiunge come «a seconda del disegno, del motivo che si vuole realizzare e dell’utilizzo, i filati e le diverse tecniche di tessitura permettano di donare un valore aggiunto al progetto finale».

Giovanni Premoli e Dario Di Bella pongono in evidenza come oggi nuovi strumenti, finissaggi e lavorazioni aprano nuove prospettive: «La tipologia di tessuto ha una valenza tecnica ben specifica ed un suo preciso utilizzo. Oggi, però grazie a nuove macchine, finissaggi e particolari lavorazioni, svariati tessuti con specifici trattamenti possono essere utilizzati per diversi progetti creativi. Personalmente amiamo poter sperimentare ed innovare attraverso nuovi trattamenti. Oggi, ad esempio, stiamo lavorando alla progettazione della fantasia Green Attitude che abbiamo già utilizzato per la collezione letto in tessuto percalle. Ebbene, tramite alcuni processi innovativi la stessa stampa la si ritroverà nella nostra collezione casa outdoor. Questo per noi significa aprire un dialogo trasversale dove non esisteranno più barriere, ma un linguaggio unico di comunicazione che consentirà di estendere il nostro racconto e la nostra storia, ai più diversi ambiti».

Ma quali sono le fonti d’ispirazione che danno vita ad una particolare texture?

Di cosmopolitismo, multietnicità e della possibilità di esprimersi attraverso un linguaggio universale attraverso il riferimento all’arte e alla pittura, parlano Giovanni Premoli e Dario Di Bella: «Le nostre fonti di ispirazione sono davvero molteplici, per citarne alcune l’arte, la musica, la cultura di strada e soprattutto tanta curiosità e sete di conoscenza. La curiosità ci ha sempre portato a spingerci oltre e a saper guardare sempre un po’ più in là. La collezione tessile casa parte dalla nostra convinzione che la ‘casa’ non è altro che un luogo senza spazio e senza tempo, dove ognuno di noi ritrova sé stesso e la propria dimensione. Abbiamo voluto raccontare il design tessile come siamo noi, cosmopoliti, multietnici, comunicando un linguaggio universale attraverso l’utilizzo dell’arte, della pittura e del fatto a mano ed è così che le nostre stampe si fondono ed uniscono al design degli oggetti, rendendoli unici e caratteristici, in un racconto esclusivo non di una semplice casa, ma di una porzione di vita di ogni essere umano».

Bruno Tarsia

Anche Bruno Tarsia trae stimoli dall’universo della creatività, «Le mie fonti d’ispirazione sono diverse e coinvolgono arte, cinema, moda e correnti stilistiche. Rapportarmi a questi orizzonti rappresenta per me un’occasione per sperimentare accostamenti armoniosi di stili differenti. È una sfida, questa, che trovo tra le più affascinanti nel mio lavoro». Dalla dimensione sociale del quotidiano trae invece spunti Denise Bonapace: «Le mie fonti di ispirazione sono la lettura dei quotidiani, nazionali e internazionali: i fatti che succedono nel mondo, positivi e negativi, rendono il lavoro del designer reale, responsabile, inducendolo a prendersi cura del tempo che viviamo. In un recente viaggio a Cuba, per strada, ho letto una frase che mi ha colpito: ‘Somos del Tiempo que nos toca vivir’ (‘Apparteniamo al tempo che ci tocca vivere’ n.d.r.): partendo dal legame imprescindibile con il nostro tempo, noi designer abbiamo il compito di aprire una finestra sul futuro».

Bruno Tarsia,Collezione Relief per L’Opificio

Simone Post per il proprio lavoro non ricerca stimoli in altri universi creativi: «È il materiale stesso ad ispirarmi. Per esempio, come è possibile riutilizzare materiali di risulta per dar vita a nuovi progetti? Per me – come progettista – è una sfida riuscire a dare nuovo valore a materiali che apparentemente non ne hanno. La bellezza in questo processo gioca un ruolo molto importante. Creare prodotti che siano belli da vedere aiuta le persone a relazionarsi con essi, ad affezionarsi ad essi e a prendersene cura. Oltre a ciò, consente alla gente di capire che anche i tessuti vecchi hanno una storia da raccontare e possiedono una bellezza che va oltre il loro utilizzo. È un aspetto, questo, a cui tengo molto». «Nel tessile – ci dice infine Alfredo Häberli – ad influenzarmi sono colori e superfici. Mi interessa il diverso effetto che un tessuto produce se visto da vicino o da lontano. Ad ispirarmi è anche la possibilità di aggiungere nuovi valori alle mie creazioni e la ricerca di progetti sempre nuovi».

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