Un viaggio emozionale

“Hado” è un lessema giapponese che sta ad indicare una vibrazione di energia estremamente sottile che è all’origine della creazione dell’acqua. E’ una forza vitale, un’energia. “Hado”, tradotto letteralmente, significa appunto movimento ondulatorio o vibrazione. Imparando a controllarlo e a guidarlo, è possibile cambiare l’essenza di molti elementi, fisici e non, migliorare le relazioni, l’ambiente, la salute e la capacità di far fronte alle difficoltà. Da questo punto d’incontro con la filosofia orientale nasce il progetto di HadoSpa, realizzato dall’architetto Max Minoja. Una vera e propria struttura all’avanguardia, pensata come una sorta di appendice extra lusso del grande Hotel Cristoforo Colombo e ricavata negli spazi sotterranei del palazzo ottocentesco che ospita tutta la struttura alberghiera.
“I criteri progettuali – spiega l’architetto – hanno dovuto tener conto innanzitutto del fatto che la spa dovesse essere inserita al primo piano interrato di un palazzo di fine ottocento, e questo ha comportato un grosso lavoro di sottomurazioni per rendere agibili, secondo la normativa, dei locali che anticamente altro non erano che semplici cantine”.
Uno spazio complesso, caratterizzato da una serie di zone distinte per differenti funzionalità e da un ‘percorso acqua’ che si snoda lungo una serie di ambienti fortemente scenografici. Superati gli spogliatoi inizia il vero e proprio viaggio all’interno della Spa, alla riscoperta di semplici tecniche orientali e occidentali. Il primo ambiente è quello dedicato ai massaggi e ai trattamenti più tradizionali ed è caratterizzato da un grande disimpegno da cui si accede alle cabine vere e proprie. Una in particolare è dotata di una grande vasca delimitata da tre setti murari a tutta altezza: una sorta di spazio astratto, avulso da ogni interferenza esterna e illuminato puntualmente da una serie di faretti incassati a soffitto.
Da questa zona si accede al vero e proprio ‘percorso acqua’, un’infilade di ambiente dedicati al benessere a cinque stelle, ovvero un percorso all’insegna del relax, pensato come un luogo della rigenerazione profonda. Il primo ambiente è quello dell’hammam, interamente rivestito in pietra naturale, un luogo privo di ogni elemento decorativo, di un eleganza minimale e di una purezza stilistica volutamente ostentata. Un lungo corridoio fa da collegamento visivo e architettonico tra ogni successivo ambiente e una passerella in legno inserita nella pietra suggerisce il percorso per arrivare a scoprire tutti gli step successivi: dalla doccia a neve a quelle emozionali sotto le luci soffuse della cromoterapia , dalla sauna al bagno di vapore sino alla doccia vichy. L’ultimo traguardo è quello della grande vasca di vera acqua marina per la talassoterapia: un ambiente dall’atmosfera sospesa, quasi metafisica. Da un rubinetto king size, inserito a parete, sgorga una cascata d’acqua continua e sotto un gioco di luci ritmicamente colorate ci si può abbandonare ai piaceri del corpo e della mente in un esclusivo paradiso extrasensoriale. Tutta la spa è pervasa da un’atmosfera eterea, come fossimo al di fuori da ogni realtà, all’interno di uno spazio architettonicamente perfetto e privo di qualsiasi eccesso formale. Complice la scelta di privilegiare l’uso di materiali naturali come la pietra e il legno wengé, trattati in modo da valorizzarne le caratteristiche. “Per quanto riguarda i materiali – spiega Minoja – sono partito da una base di partenza che legasse con le parti comuni dell’hotel, in quanto l’ingresso della spa doveva convivere con gli spazi comuni del Cristoforo Colombo.
Scendendo verso la spa vera e propria ho iniziato a pensare a materiali naturali che potessero coesistere con l’ambiente desiderato. Dovendo rispettare anche precise normative legate a strutture di questo tipo con permanenza di numerose persone, ho trattato le pietre con la sabbiatura per farle diventare antiscivolo, ottenendo dei risultati visivi molto diversi dall’aspetto originale: il legno, ad esempio, dovendo essere utilizzato in ambienti umidi andava trattato in maniera da modificarne l’aspetto originale”. Il risultato è di grande equilibrio materico e cromatico, sia nell’accostamento di materiali differenti che spezzano la monotonia di un ambiente monocromatico, sia nella scelta dei toni, tutti rigorosamente neutri. In fase di progettazione una particolare attenzione è stata rivolta al tema dell’illuminazione grazie anche ad un accorto studio analitico sull’intensità e il colore della luce, controllati con una modulazione digitale. Minoja spiega infatti che “in tutta la spa ho inserito dei led colorati che miscelati tra di loro danno una luce particolarmente calda e soffusa, con un consumo molto ridotto sia in termini di costi che di manutenzione”.
Nelle cabine dei trattamenti attraverso un tastierino digitale il cliente può scegliersi il colore e l’intensità che preferisce. Un uso della domotica dunque che sfrutta le sue potenzialità non solo dal punto di vista scenografico ma anche da quello legato al risparmio energetico.

Foto di Aaron Baghetti

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