Quale significato ha oggi e come si concretizza per le imprese italiane il “fare design” in risposta alla richiesta di innovazioni da parte dei mercati?
ALESSI – Mediazione fra arte e produzione industriale
Intervista a Matteo Alessi, International Sales and Development Director Europe and Usa
“Per noi il design è una disciplina creativa globale di matrice artistica e poetica in grado di conciliare le esigenze dell’industria contemporanea con una visione volta alla ricerca della più avanzata qualità culturale, estetica, esecutiva e funzionale. Il nostro prodotto di design scaturisce quindi dalla costante mediazione tra arte e produzione industriale”.
La progettualità, può essere un asset di riconoscibilità del made in Italy?
“Lo è soprattutto nel nostro caso dove uno dei punti di forza dell’azienda è essere costantemente aperti al cambiamento rimanendo però profondamente radicati nel background culturale del territorio. Ancora oggi, nonostante le difficoltà che può comportare, manteniamo la produzione degli oggetti in metallo stampato a freddo presso la nostra sede di Crusinallo, garantendo gli stessi standard di qualità della produzione originale, in una continua combinazione fra la complessità tecnologica dell’industria e l’attenzione ai dettagli tipici della lavorazione artigianale”.
Quali i valori del buon design in cui vi riconoscete?
“Il buon design deve creare emozioni. Consideriamo inoltre vitale per il processo creativo dare spazio a una pluralità di voci. Nel nostro percorso di ricerca abbiamo coinvolto i migliori talenti, dai maestri del design italiano a partire dagli anni ’50, a architetti e designer contemporanei provenienti da ogni angolo del mondo”.
Il nodo cruciale è nella distribuzione.
“Quello è effettivamente il nodo cruciale, e le nuove tecnologie ci permettono oggi di supportare i canali distributivi nel lavoro di trasmissione ai consumatori di tutti i diversi “strati di valore” di cui è composto un prodotto Alessi. Il termine “design” per noi non riguarda solo l’aspetto estetico del prodotto, che per sua natura giunge al consumatore in maniera automatica, ma riguarda molti altri elementi legati all’esperienza di uso del prodotto, al pensiero del designer che ha ideato il prodotto stesso, alle emozioni che esso, il prodotto, crea nel consumatore che lo vede, lo tocca, lo usa…
I nostri partner sul territorio sono sempre stati i nostri ambasciatori presso i consumatori e intendiamo per il futuro rinforzare questa relazione e questo loro ruolo fornendo maggiori strumenti di supporto a questa fase importantissima del processo”.
E veniamo proprio al consumatore: qual è il suo attegiamento verso l’oggetto di design? La sua comprensione è patrimonio di pochi?
“Credo che oggi il consumatore sia alla ricerca di proposte con un elevato contenuto progettuale, proposte che si differenzino dalla massa e che abbiano una forte personalità, si tratta di essere bravi e trovare il modo di far arrivare questi elementi al consumatore stesso in un momento e in un mercato in cui viene bombardato da diversi messaggi non sempre ricchi di contenuto…
Per quanto riguarda la seconda domanda è difficilissimo rispondere in quanto dipende tantissimo da cosa si intenda per design. Nella definizione che ne diamo noi, ovvero di qualcosa che va oltre la pura estetica ma che coinvolge l’esperienza del consumatore nell’interazione con l’oggetto, è forse un fenomeno riservato a una elite. Sia ben chiaro però che non intendo un’elite in termini di status socioeconomico ma un’elite di persone che abbiano un certo livello di sensibilità, di interesse e di apertura verso ciò che il vero design è in grado di offrire loro”.