Per definire la loro metodologia progettuale hanno scelto l’espressione “No Time no space”. Parliamo di Alberto Brogliato e Federico Traverso, iovgani designer, entrambi laureati all’Università di Architettura di Venezia, che dopo varie esperienze nel campo della lavorazione del vetro di Murano e in quello della ceramica tradizionale in Giappone, nel 2014 hanno fondato, a Vicenza, lo studio di design BrogliatoTraverso.
«Abbiamo definito “No time no space” il nostro personale metodo progettuale – ci spiegano – con l’obiettivo di concepire oggetti con uno stile che non appartenga ad un’epoca (no time) o ad un contesto (no space) definiti. Questo permette all’oggetto di potersi inserire bene in qualsiasi tipo d’ambiente, tanto in una dimora storica quanto in una villa moderna, tanto in una residenza, quanto in un ristorante, divenendo a tutti gli effetti estremamente trasversale. Tale approccio genera dei “long seller”, piuttosto che dei “best seller”, garantendo ai brand di investire con criterio nei nostri progetti».
Lavorando per sottrazione, senza che questa scelta debba necessariamente tradursi in un una ricerca estrema del minimalismo, Brogliato e Traverso ambiscono a realizzare oggetti senza tempo, compito non facile in un’epoca come la nostra dominata da una iper-comunicazione: «Conduciamo una vita professionale quasi eremitica, con un utilizzo minimo dei social network e spesso ci rendiamo conto che quello che ci piace non è assolutamente figlio di quanto il design propone in questi tempi. Cerchiamo di mantenere dritto il timone, rispettando quello che siamo e quello che ci soddisfa, anche se non in linea con quanto il mondo del design offre oggi. Operativamente applichiamo i nostri filtri, definiti in anni di esperienza, che ci permettono di selezionare fin dal momento del concept, capendo se l’approccio che stiamo adottando sia corretto o meno.
Detto questo stiamo crescendo progetto dopo progetto, mettendo sempre più a fuoco il nostro personale metodo. Rimane il fatto che mantenere un proprio modo indipendente di vedere quanto ci circonda è la parte fondamentale del nostro design».
Dal primo progetto realizzato in coppia nel 2012, un orologio per Diamantini&Domeniconi, ad oggi Alberto Brogliato e Federico Traverso lavorano in maniera continuativa per molte aziende del design made in Italy, tra le quali Magis, Cappellini, Haworth, Guzzini, Infiniti, Il Fanale, Penta Light, a cui offrono, oltre alla creatività, la loro professionalità e concretezza. Numerosi sono i riconoscimenti internazionali ottenuti, fra cui il Red Dot Design Award, il German Design Award, l’iF Design Award, l’Interior Design Best of Year e il Good Design Award.
L’attenzione nei confronti dello stile per Brogliato e Traverso va di pari passo con la consapevolezza che progettare vuol dire innovare: «La parola innovazione significa “introduzione di sistemi e criteri nuovi”. Per innovare oggi, il designer deve essere un attento osservatore della società e dei comportamenti umani, al fine di saper interpretare i nuovi bisogni dell’individuo. Capire dunque se la contemporaneità richiede nuove tipologie d’oggetto (innovazione tipologica), ma non solo. Si può infatti innovare anche ottimizzando il sistema produttivo di tipologie già esistenti, grazie alla continua ricerca e allo sviluppo nel mondo dei materiali e dei macchinari di produzione, o rendendo più sostenibile un intero processo che conduce al prodotto finale. Generalmente riteniamo che un nuovo prodotto abbia motivo d’esistere se, e solo se, apporta delle migliorie, a volte di lieve, altre di notevole entità, rispetto a quanto già esistente».
Tra i temi centrali della progettazione contemporanea vi è sicuramente la sostenibilità, tema non a caso citato dai designer a proposito dell’innovazione. Ma che ruolo gioca questa tematica nei progetti firmati Brogliato e Traverso? «La sostenibilità – concludono i nostri interlocutori – è la tematica cardine del progetto contemporaneo, ma lo è divenuta a tal punto che la maggior parte di quanto si comunica non trova fondamento applicativo nel reale ciclo produttivo e di smaltimento del prodotto. È evidente che, per necessità e oggettiva presa di coscienza, il progettare in modo sostenibile sarà sempre più prioritario nel futuro. È altrettanto ovvio però che oggi il fenomeno del greenwashing ha raggiunto livelli tali da alterare la percezione della reale qualità del progetto di design. Dal canto nostro riteniamo comunque che progettare dei long seller sia un modo etico di progettare, permettendo a tutti gli effetti di dar vita ad oggetti evergreen, con dei cicli di ricambio molto più lunghi».