Nel mondo del design non è raro imbattersi in progettisti affetti da “stilismo”, ossia da quella sorta di “ipertrofia dell’individualità” che li porta a curarsi soprattutto del proprio stile, trascurando le esigenze del consumatore e delle aziende per le quali lavorano. Niente di più distante dalla filosofia progettuale di Raffaello Galiotto.
«Quello che ricerco – ci spiega – è il giusto equilibrio tra funzionalità ed estetica, una componente, quest’ultima, che deve essere sempre commisurata alla fattibilità del prodotto e alle esigenze del consumatore che non vuole solo un prodotto bello ma anche e soprattutto performante. Anche il committente poi ha le sue esigenze dettate dalle caratteristiche del processo produttivo. Il mio compito è dunque quello di tener conto di tutte queste problematiche non certo quello di imporre il mio stile, ignorando la realtà nella quale mi trovo a progettare».
Una realtà, quella del progetto contemporaneo, in cui oggi pare dominare il tema della sostenibilità: «Sì è vero – concorda Galiotto – si tratta di una tematica importante e complessa che richiede molta serietà da parte dei progettisti e delle aziende. Non sempre questo accade, a volte infatti l’approccio dovrebbe essere più scientifico e approfondito. Limitarsi, nel nome del green, a bandire determinati materiali come la plastica, non lo trovo del tutto corretto. Non ci sono solo le plastiche inquinanti ma anche quelle riciclabili al 100% o quelle riutilizzabili a lungo, in modo circolare. Spesso ho la sensazione che purtroppo la sostenibilità si preferisca comunicarla piuttosto che metterla in pratica, un atteggiamento che certo non favorisce la vera innovazione».
Che tuttavia, facciamo notare al nostro interlocutore, deve sempre rappresentare per ogni progettista un elemento di stimolo: «Non potrebbe essere altrimenti. Il mondo cambia continuamente e il compito del designer è quello di rispondere ai nuovi bisogni e di assecondare i nuovi stili di vita. Pensiamo ai cambiamenti che la pandemia e oggi la guerra in Ucraina, con l’impennata dei costi dell’energia, stanno introducendo nella nostra quotidianità, imponendo a progettisti ed aziende nuove strategie produttive e progettuali ».
L’attività di Galiotto, che si concentra soprattutto nel settore dell’arredo, comprende anche l’universo della tavola/ cucina, come dimostra la nuova collezione in polipropilene realizzata per Blim Plus, il nuovo brand dell’azienda vicentina Veca. Oltre a classici strumenti quali scolapasta, spremiagrumi ecc., essa comprende un “lunch box”, un contenitore per cibo da consumare fuori casa, pensato soprattutto per le nuove generazioni visto che il suo coperchio può trasformarsi in un supporto per il cellulare. «Nonostante quanto si pensi, la tavola continua ad essere un importante luogo di socializzazione e di convivialità anche per le nuove generazioni che pur non disprezzando modalità di consumo di cibo più informali e veloci, sanno apprezzare il valore di una tavola elegante e ben imbandita». Una considerazione sui giovani che nasce da un rapporto diretto con loro, dal momento che Raffaello Galiotto fino a poco fa è stato insegnante di design all’Università di Ferrara. Ne approfittiamo per chiedergli qual è l’approccio dei più giovani al mondo del progetto: «Sono molto motivati, attenti ai problemi dell’ambiente e realizzano progetti tarati sul consumo e sull’impatto ambientale. Rispetto alle generazioni precedenti, inoltre, sono molto aperti al mondo e questo è un fattore che renderà i loro progetti più ricchi e interessanti».
RED DOT DESIGN AWARD
Nel 2022 Raffaello Galiotto si è aggiudicato ben tre Red Dot Design Award. Sono stati premiati l’innovativo lunch box Bauletto, il funzionale scolapasta Cosmo e Dolina, l’imbuto con linguetta ermetica salva gocce e dosatore, tutti concepiti per il brand Blim Plus e realizzati in plastica totalmente riciclabile.