Il design italiano riparte anche dalla Cina. Intervista a Davide Conti

0
133
design

Incontriamo Davide Conti, designer attivo nell’arredo e negli interni che opera fra Cina e Italia, per fare insieme alcune riflessioni progettuali sul valore del design rispetto all’esperienza di questa pandemia.

designDavide Conti, designer attivo nel mondo dell’arredo e degli interni lavora fra Cina e Italia. Segue dal 2013 l’internazionalizzazione di ADI e Compasso d’Oro in Cina, ed è docente di design d’interni e design italiano in diverse università cinesi e dal 2020 anche Senior Account per POLI.design in Cina. Con lui, che si trovava a Shangai durante l’emergenza sanitaria, abbiamo analizzato le conseguenze che quest’ultima ha avuto sul mondo della progettazione e quali i percorsi e le riflessioni che ora si impongono.

Sicuramente è stato un grande shock, è arrivato all’improvviso durante il capodanno cinese di fine gennaio, periodo in cui la Cina rallenta molto e tutti tornano al paese di origine, dalle famiglie, come durante il nostro Natale. Perciò verso metà gennaio tutti si sono spostati e durante il capodanno il virus è esploso a Wuhan ma anche in altre parti della Cina proprio perchè milioni di persone si erano spostate. Il mondo del design in Cina pertanto, come tutti gli altri settori, è stato colto alla sprovvista, nessuno si sarebbe aspettato tutto ciò. Io stesso avevo degli appuntamenti fissati per i primi di febbraio che sono stati posticipati ed ancora oggi non si sà quando li faremo. Abbiamo vissuto in casa due mesi lavorando, pensando e creando ma purtroppo se i clienti posticipano meeting, fermano pagamenti, non li puoi incontrare, dopo un pò sei totalmente bloccato come è capitato e in parte accade».

Quali i temi di lavoro che ora diventano urgenti?

Il lavoro online, sotto tutti i punti di vista. I cinesi già sono molto pratici e attivi online ma indubbiamente la situazione di questi mesi nella sua drammaticità e solitudine a casa ha incentivato ed incoraggiato a creare molte altre attività online. Una su tutte le lezioni, i corsi e tutte le varie promozioni per brand e designer. Nel giro di un mese si può dire siano esplose centinaia di attività online anche per promozione commerciale, ma molte gratuite, pertanto quelle a pagamento faticano ad emergere e svilupparsi.

Io stesso sto lavorando con Poli.design per sviluppare corsi di design rivolti a professionisti cinesi, ma ora è ancora in parte bloccato, tutti hanno altre priorità e sembra che siano disposti meno ad investire in formazione, sicuramente ci vorranno ancora diversi mesi per sbloccare queste situazioni. Quando il mercato si riprenderà inevitabilmente emergeranno coloro che in questo periodo hanno investito di più.

Quali i percorsi, i progetti su cui ora state puntando?

Io vivo a Shanghai e la città è sempre più satura, è il centro economico della Cina con i suoi 25 miloni di abitanti ospita innumerevoli studi di design che da tutto il mondo vengono qui per crescere. Qui operano circa 200-300 designer italiani con studi e non, ma restiamo la comunità più piccola anche come dimensioni delle varie realtà, prima di noi ci sono gli americani, giapponesi, tedeschi, francesi… per non parlare di cinesi e taiwanesi che oltre a detenere il mercato, hanno il grande vantaggio della lingua e della mentalità condivisa. Detto questo noi italiani dovremmo imparare a fare rete, a creare team allargati, ad usare le diverse capacità di ognuno e valorizzarle per poi muoverci non solo su Shanghai ma, soprattutto adesso, nelle città più piccole che hanno tantissimo bisogno di progettazione ben fatta, etica, originale. Quindi stiamo lavorando ed investendo su questo percorso anche se è molto lento e complesso, bisogna seminare moltissimo per raccogliere magari poco e molto più in là. Per lavorare in Cina ci vuole molta, molta pazienza e tenacia, ma sicuramente ne vale la pena.

Qualcuno ha scritto “la bellezza salverà il mondo”… Il design salverà il mondo?

L’esperienza che stiamo vivendo quali riflessioni impone oggi e domani al mondo della progettazione? La bellezza sicuramente salverà il mondo, lo fà già tutti i giorni, il “design” non è la bellezza. Il design può creare bellezza oppure creare danni enormi, anche solamente perchè sfruttato male.

Il design per me è un grande strumento in mano all’uomo che deve sfruttarlo nel modo migliore, ma il design al contrario di un quadro per un artista non si fa da soli, è inevitabilmente all’interno di un sistema che, se pur piccolo comprende un committente, dei fornitori e diversi professionisti che stanno attorno al progetto. Basta che un ingranaggio vada storto che il risultato sfoci nella mediocrità, e la mediocrità non salverà il mondo. La bellezza è sinonimo di eccellenza, straordinarietà e quindi il design per poter salvare il mondo ha bisogno di attori straordinari, innovatori, imprenditori coraggiosi, clienti visionari e non è semplice trovare queste caratteristiche anzi, è sempre più complesso. In un mondo dove non è più la domanda a dettare le regole ma il marketing per il design diventa sempre più complesso rispondere alle reali esigenze dell’uomo, finendo inevitabilmente a creare copie su copie di prodotti già esistenti, tanto emozionali quanto inutili. Il mondo ha bisogno della bellezza per essere salvato, il design può farne parte ma necessita di rivedere i propri valori e principi per poter affrontare la sfida nel migliore dei modi. Sicuramente il designer deve rimettersi in gioco, adottare nuovi approcci e modificare la metodologia, ma senza una nuova visione degli imprenditori del design, delle istituzioni del design e dei clienti, in generale, sarà molto complesso che questo accada, se non in modo lento e fatto dai soliti piccoli e pochi coraggiosi, innovatori, rigorosamente a partita iva che dovranno lottare contro i soliti grandi eterni big.

Un pensiero per i colleghi italiani.

La domanda più complessa, non è mai semplice parlare ai colleghi specialmente in poche righe, ma sicuramente e sinceramente mi auguro che ci sia ancora tanta voglia in voi di creare, che la passione non si perda per strada, che i giovani possano ancora credere e sperare di poter fare i designer da grandi e cambiare il mondo. Abbiamo bisogno tutti di mantenere una visione fresca che vada oltre le “difficoltà giornaliere perchè siamo la classe creativa del paese, in Italia e nel mondo, e in qualche modo è nostro compito continuare a promuoverla attraverso i nostri progetti, il nostro pensiero, la nostra fantasia e sensibilità. Munari diceva; “da cosa nasce cosa”, ecco, io umilmente aggiungerei “da idea nasce idea” che forse è lo stesso ma è per sottolineare l’importanza di non smettere di cercare e trovare nuove soluzioni, nuovi percorsi, perchè oggi più che mai la nostra cara Italia ha bisogno di questo, ha bisogno di designer coraggiosi che sappiano mettersi e rimettersi in gioco per affrontare le sfide della prossima decade.

CHI È

Davide Conti nasce a Genova. Dal 2006 concentra la propria attenzione sul design del mobile e degli interni partecipando e vincendo diversi concorsi nazionali ed internazionali. In seguito alla crescita professionale sul finire del 2012 decide di fondare nella sua città il Davide Conti Design Studio. Dal settembre 2013 ad oggi, continuando la sua attività da designer, segue l’internazionalizzazione di ADI e Compasso d’Oro in Cina, sviluppando con partner cinesi progetti legati al design italiano, contribuendo attivamente alla promozione e allo sviluppo di progetti tra il mondo del design cinese e italiano. Partecipa attivamente come giurato per concorsi internazionali e dal 2016 insegna design d’interni e design italiano in diverse università cinesi. Nel 2017 assieme ad altri colleghi operanti su territorio cinese fonda la IADC, Italian Architects and Designers Community in China. Nel 2019 fonda IDM – Italian Design Masterclass a Shanghai, corso extra-accademico di alta formazione per designer cinesi. Dal 2020 diventa Senior Account per POLI. design in Cina. Vive e lavora tra Shanghai, Milano e la sua amata Chiavari (Genova) .

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here