Progettare una domesticità Buona. Intervista a Giorgio Caporaso

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Giorgio Caporaso

Giorgio Caporaso, progettista che ha, da sempre, nel suo Dna l’attenzione alla sensibilità green, sintetizza cosi il concetto di cura che si declina nella domesticità: «La sostenibilità deve coinvolgere anche la nostra vita quotidiana e dovrà diventare abitudine domestica se vogliamo raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 richiesti dall’Europa».

Giorgio Caporaso
Ecodesign collection Lessmore.

«È perciò indispensabile che i prodotti e i servizi abbraccino un nuovo approccio fondato sulla circolarità e sulla sostenibilità. La sostenibilità riguarda tutti, e tutti noi possiamo contribuire con le nostre scelte. Bastano anche piccoli gesti, piccole modalità di gestione della vita giornaliera che un tempo erano patrimonio comune e venivano tramandate in quella che si definiva “economia domestica”.

 

La globalizzazione e l’esplosione economica del secolo scorso ci hanno dato l’illusione che le risorse fossero illimitate e abbiamo pensato che le vecchie regole fossero superate e non più necessarie. Ahimè ci stiamo accorgendo che non è così e dobbiamo rispolverare i saggi insegnamenti delle generazioni passate.

Nel frattempo, però, oltre alle nostre abitudini, anche le nostre case sono cambiate, si sono evolute e sono diventate energivore. Le parole chiave “conserva e riutilizza” sono state soppiantate da “sostituisci, butta, compra qualcosa di nuovo perché tanto non lo riutilizzerai mai”. Tornare indietro però non è così semplice. Sono cambiati i materiali con cui vengono realizzati gli oggetti, che spesso hanno dimostrato una durabilità limitata e una difficile e costosa riparabilità, le nostre case sono diventate più piccole e manca lo spazio per conservare, addirittura risulta complesso anche gestire la raccolta differenziata. Quindi non si tratta solo di educare le persone alla sostenibilità, ma di aiutarle a mettere in atto le abitudini virtuose così necessarie, agevolandole, fornendo loro un’abitazione e attrezzature pensate in chiave sostenibile.

Mi spiego: nella progettazione di un appartamento si dovrà pensare a spazi e dotazioni che agevolino la raccolta differenziata, che consentano un risparmio energetico, prevedendo anche impianti autonomi che sfruttino le fonti di energia sostenibile come quella solare, ma anche a sistemi di arredo trasformabili, riutilizzabili e infine completamente disassemblabili, campo quest’ultimo in cui mi sono specializzato da anni.

Come l’attenzione ad una green vision può improntare i gesti della preparazione, servizio e conservazione degli alimenti?
Nella visione del risparmio energetico evitando anche lo spreco, la preparazione alimentare diventa nuovamente un punto focale della vita domestica, ovviamente attualizzato, considerando una gestione del tempo quotidiano profondamente mutata.

Non sprecare il cibo è il primo passo, anche perché dietro al cibo buttato c’è molto di più, dall’acqua al suolo utilizzati per produrlo, ai trasporti, all’energia adoperata… È importante quindi acquistare solo quello che ci serve, scegliendo cibi sani e di stagione. Senza dover ricorrere a strani metodi alternativi pubblicizzati dai media, i metodi di cottura tradizionali possono essere una buona soluzione: dall’uso del coperchio (quando opportuno), alla cottura in pentola a pressione per ridurre i tempi e i consumi.

Sicuramente vanno scelti sistemi che consentano la riduzione energetica. L’installazione di un piano cottura a induzione può far risparmiare consumi e tempi di cottura e, in linea di principio, è fondamentale scegliere elettrodomestici che facciano risparmiare energia. Alcune persone sono ancora scettiche, ma la lavastoviglie, se utilizzata nel modo corretto, può consumare meno acqua ed energia rispetto al lavaggio a mano dei piatti.

Un occhio di riguardo poi dovrebbe essere posto sul packaging. I nostri acquisti dovrebbero privilegiare quei prodotti che riducono al minimo il materiale di imballaggio che finisce nelle discariche; per intenderci dovremmo privilegiare le confezioni in eco-ricariche o, dove possibile, i prodotti sfusi.

L’organizzazione del frigorifero e la sistemazione corretta degli alimenti sugli scaffali, in modo da tener sotto controllo le date di scadenze dei prodotti, sono fondamentali. Altrettanto importante è conservare in modo corretto gli avanzi, per poterli riutilizzare in gustose ricette di cui è ricca la nostra tradizione, per esempio i gambi dei broccoli sono ricchi di nutrienti e, invece di eliminarli, possono essere uniti alle patate e diventare un’abbinata perfetta per polpette o crocchette.

In che modo tale visione condiziona la progettazione degli oggetti protagonisti di questi gesti, anche a livello di ricerca sulle funzioni e sui materiali?

Giorgio Caporaso
Sezione della scrivania Licheni.

A fronte di quanto detto poco, fa l’obiezione più immediata è la necessità di numerosi contenitori per conservare gli alimenti e spazi in cui organizzarli. Anche qui come designer mi sento di rispondere che una buona alternativa è pensare a oggetti e strumenti per la cucina multifunzione, modulari e facilmente impilabili. Si aprono nuove prospettive progettuali rivolte ad una rinnovata funzionalità degli oggetti che superi il modello, seppur piacevole, della progettualità ludica che ha caratterizzato il panorama delle nostre cucine degli ultimi anni.

Anche la tecnologia ci può venire in aiuto con app, QR-Code e funzioni dedicate alla lista della spesa, alla corretta conservazione fino all’avvertimento delle date di scadenza, tutto con l’obiettivo di sprecare meno alimenti e risparmiare.

Le nostre cucine si stanno popolando di elettrodomestici che, se usati correttamente, possono aiutarci a conservare il cibo più a lungo e a trasformalo in altro, come frullatori, robot, macchine per sottovuoto. Ma poi si può tornare anche ad utilizzare alcuni strumenti manuali, senza necessità di energia elettrica. Possono
aiutarci a combinare varie azioni per aumentare il nostro movimento quotidiano, perché no? Prodotti riprogettati anche in questo senso. Poi ognuno può scegliere, ma il movimento può aiutarci a essere meno pigri.

In che il mondo del progetto e della produzione possono costruire percorsi condivisi che guardino alla salvaguardia dell’ambiente e alla centralità della persona?

Innanzitutto facendo informazione. Di questo non dobbiamo mai stancarci e non dobbiamo mai dare nulla per scontato. Sto notando che finalmente sempre più prodotti riportano l’etichettatura ambientale per il corretto smaltimento, anche
per i materiali poliaccoppiati viene in aiuto l’etichetta, che indica in quale raccolta conferirli. Sembra un piccolo passo, ma è fondamentale perché la corretta differenziazione nello smaltimento dei materiali è indispensabile.

Gli obiettivi prettamente progettuali poi devono essere indirizzati a considerare l’intero ciclo di vita del prodotto, dal reperimento dei materiali, alla produzione, all’utilizzo di energia prodotta da fonti rinnovabili in fase industriale, all’immagazzinamento, alla distribuzione, alla fase di utilizzo e ai sistemi volti a prolungare il più possibile la durata e la riutilizzabilità del prodotto, alla riparabilità delle parti soggette a maggior usura e infine, si spera il più tardi possibile, alle fasi di dismissione del prodotto stesso,
in modo che ogni sua parte possa essere disassemblata e correttamente smaltita.

Questi concetti li ritroviamo nei 15 punti della sostenibilità, espressi nel mio “Manifesto del design circolare” (per un lifestyle circolare) su cui lavoro da anni e che utilizzo nella progettazione delle mie linee di arredo. I miei progetti sono plasmati proprio sulla centralità della persona. Gli oggetti d’arredo sono pensati su base modulare in modo da poter essere facilmente trasportabili, riparabili in caso di usura, adattabili e trasformabili a fronte del mutare delle esigenze dell’utilizzatore.

Il lavoro sulla sostenibilità deve dare origine a un racconto che deve essere comunicato ai consumatori. Su quali valori bisogna impostare tale racconto?

Finora gli obiettivi condivisi per la salvaguardia dell’ambiente si sono giustamente concentrati sulla riduzione dei consumi e sull’efficienza energetica ma si può fare molto di più per promuovere abitudini e acquisti consapevoli, creando un vero e proprio storytelling.

Giorgio Caporaso
Vaso ToBe

I prodotti ecosostenibili, quelli che rispettano i famosi 15 punti della mia lista sulla sostenibilità andrebbero raccontati per incoraggiare pratiche di economia circolare e promuovere l’utilizzo di materiali sostenibili, come nel caso degli arredi che ho realizzato per la campagna PEFC, presentata lo scorso anno durante il Salone del Mobile di Milano.

In questo caso sono stato coinvolto da PEFC Italia (associazione senza fini di lucro che promuove la gestione forestale sostenibile attraverso la certificazione) nella campagna internazionale “Forests Are Home”, rivolta a designer e aziende del settore per sensibilizzarli a creare opere e arredi utilizzando materia prima certificata e a indirizzare il consumatore nella scelta di mobili realizzati con legno  da foreste certificate.

ToBe, vaso decorartivo realizzato con Bio-plastiche.

Alcuni potrebbero pensare erroneamente che utilizzare il legno possa impoverire il pianeta e le nostre preziose foreste e che sarebbe meglio utilizzare altri materiali. In realtà il legno è un materiale sostenibile e riciclabile, che consente lavorazioni rispettose dell’ambiente e una volta dismesso ritorna integralmente nel ciclo della natura.

La certificazione garantisce che il legno e i suoi derivati provengano da foreste e piantagioni gestite in modo sostenibile e legale, contrasta i traffici e le attività illegali nel settore foresta-legno, dando invece valore all’economia locale e internazionale, protegge inoltre le foreste ste e le comunità che le abitano. Anche
il taglio dei boschi, quando avviene nelle foreste certificate e controllate non è dannoso, ma può diventare addirittura salutare per la foresta stessa.

Sedia Twist, tavolino Tappo, moduli More.

Da qui l’idea di coinvolgere un designer per proporre una linea di arredo attuale e che rispetti i criteri della sostenibilità ambientale, con l’obiettivo di ispirare i consumatori nelle loro scelte e invogliarli a prediligere mobili che riportino l’etichetta di legno
proveniente da foreste certificate, come ad esempio PEFC. Ovviamente in questo percorso raccontiamo che bisogna utilizzare anche lavorazioni e componenti sostenibili.

GIORGIO CAPORASO
La creatività di Giorgio Caporaso, titolare a Varese di uno studio progettuale che porta il suo nome, spazia dall’ architettura al design fino alla grafica. Nel corso della sua attività, iniziata nel 1997, ha sviluppato progetti su scale diverse con particolare attenzione all’ecosostenibilità, alle tematiche energetiche ed
ambientali, nell’interior e product design con soluzioni attente alle esigenze della vita contemporanea, nella comunicazione aziendale di tipo istituzionale e below the line, in sintonia con le linee di ricerca più sperimentali ed innovative, ma tenendo in considerazione il posizionamento di mercato dei clienti.
Lo Studio Caporaso lavora sia per clienti privati che per
aziende, gestendo integralmente il processo di produzione dell’opera di architettura, design e comunicazione, dalla fase di analisi e di ideazione alla consegna finale.

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