Merletto, ovvero il nodo che diventa poesia

Le opportunità della tecnologia

Come prima accennato non si deve assolutamente avere un atteggiamento snobistico nei confronti del pizzo realizzato a macchina perché le opportunità che queste ultime danno al decoro sono enormi e in continua evoluzione. I punti storici del pizzo fatto a mano, secondo lo strumento che viene utilizzato per la lavorazione, si suddividono in pizzi a tombolo (fatti con bastoncini chiamati fuselli), pizzi ad ago, pizzi a punto in aria, pizzi a uncinetto, pizzi semplici. Ogni tipo di pizzo fatto a mano può avere caratteristiche specifiche del luogo dove viene lavorato e prende spesso il nome dalla città d’origine, come il Tombolo di Cantù, il Tombolo Aquilano, il Merletto di Burano, il Puncetto della Valsesia e altri. In questi casi la lavorazione è quella caratteristica ma i disegni e le decorazioni seguono le antiche tradizioni locali. Ovviamente più il pizzo è sottile e più è pregiato. In antichità si usavano fili d’oro, d’argento e di seta, mentre oggi si usa soprattutto filato di cotone, talvolta impreziosito con fili dorati o argentati e pietre preziose. I pizzi fatti a macchina, invece, si suddividono in due categorie, a seconda dei telai che vengono utilizzati per la loro fabbricazione: i pizzi Leavers, sono i più pregiati; originari dell’Inghilterra del XIX secolo, dove vennero costruiti i telai omonimi e successivamente importati in Francia, che oggi possiede quasi la totalità di questo tipo di telai ormai non più costruiti (circa mille su 1.200 totali nel mondo). I telai Leavers non hanno aghi e producono, tramite l’intreccio di un numero elevato di fili, pregiati pizzi, con fondo molto fine e disegni particolarmente definiti e in rilievo. Per riassumere le caratteristiche del pizzo Leavers possiamo dire che ha un disegno ben definito e motivo a rilievo, un punto lungo (fili “morbidi” che “flottano” in superficie), un picot – cioè uno smerlo – pulito, che forma un piccolo anello e un fondo vario, estremamente fine.

Meno preziosi ma molto diffusi sono i pizzi Jacquard: vengono prodotti con i telai omonimi, nati in Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale. Questo tipo di pizzo è più spesso, i disegni non sono molto definiti e sono piatti. Le caratteristiche del pizzo jacquard si riassumono in un disegno meno definito e meno vario; picot non ben delineato, a forma di “dentini”; “barre” a maglia per rinforzare il fondo. Questi telai però, essendo i più diffusi, hanno subìto delle evoluzioni denominate Jacquardtronic, Textronic e Supertextronic.

Rispetto all’impostazione originaria le tecniche permesse da tali impianti consentono di ottenere notevoli migliorie con soprattutto motivi più ricchi e di particolare effetto. Permettono anche la lavorazione ricamata con motivi a rilievo molto spiccati particolarmente visibili nei pizzi bicolori. Questo genere di attrezzature industriali permettono di riprodurre disegni complessi tratti da decori di qualsiasi genere con tempistiche totalmente diverse da quelle dell’arte manuale. La tecnica è ovvia: riportare su carta il motivo decorativo e poi trasporre mediante digitalizzazione del disegno la lavorazione su telaio.

Comprare originale: scelta responsabile e protezione del valore

Chiudiamo ribadendo che non è possibile definire se sia meglio un merletto fatto a mano o uno fatto a macchina. Argomenti troppo diversi che competono solo ed esclusivamente le scelte e le disponibilità personali. L’unico consiglio che ci sentiamo di dare riguarda il valore di un oggetto tessile: a nostro parere, come per tutti gli acquisti di elementi tessili, vale molto di più un oggetto di buona qualità – anche fatto a macchina – piuttosto che un prodotto di provenienza incerta e scarsa qualità – anche se fatto a mano – perché, non ci stancheremo mai di ripeterlo, la “manualità” non è di per sé indicatore di perizia e, come se non bastasse, esistono anche valori etici a cui riferirsi. La nostra non è una difesa ottusamente autarchica. Orientarsi sull’acquisto di un prodotto italiano e garantito, oltre che mettere al riparo un investimento notevole (si parla appunto, mediamente, per una tovaglia con pizzi e ricami fatti a mano di oltre mille euro come prezzo di partenza) anche di una scelta “sociale” responsabile: decine di migliaia di ricamatrici cinesi pagate pochi dollari al mese e messe in condizioni di lavoro senza nessuna regola sono già una motivazione sufficiente per non alimentare un mercato che è, obiettivamente, di puro sfruttamento, anche ignorandone l’aspetto qualitativo.

 

 

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