Come vede il futuro per il vostro settore?
Faccio riferimento alla classe d’aziende che fa parte del Consorzio e quindi anche alla mia impresa. Credo che l’incremento dell’attività esportativa sia la vera sfida per il futuro, proprio perché all’estero la considerazione per le collezioni d’intimo e lingerie italiane è già solida e una maggior vicinanza con la sfera della moda non può che migliorare il business complessivo. Ma esaltare i contenuti moda delle nostre collezioni è un obiettivo strategico indipendente dall’esportazione, poiché significa uscire dalle strettoie di una vestibilità ridotta e di una percezione come “abbigliamento di serie B”, che in questi anni ci ha limitato. Poi ci sono gli obiettivi forse meno strategici ma non per questo meno importanti. Fra questi mi sento di citare per tutti la necessità di destagionalizzare maggiormente le nostre collezioni: teniamo presente che, per definizione, beachwear e fuori acqua sono segmenti fortemente stagionali, la sfida è quindi dare una continuità d’interesse strutturando le collezioni in modo che possano essere utilizzate in diversi momenti. E quindi torniamo alla maggior sintonia con i contenuti moda. Tralascio le indicazioni su stile e ricerca sui materiali: soprattutto per le aziende di fascia medio alta sono elementi indispensabili e imprescindibili.
Considerazioni finali: c’è ancora spazio per l’intimo e la lingerie nei negozi di biancheria per la casa e ancora, consiglierebbe a un dettagliante del nostro comparto di allargare il suo mix d’offerta con collezioni del vostro mondo?
Partendo dal presupposto ottimista che nulla scompare ma tutto si trasforma, direi che spazio ce n’è senz’altro. Inoltre la fusione tra circuiti diversi di offerta può sempre creare incontri inaspettati e business interessanti. Quindi non sono pessimista. Senza buttare cifre al vento posso però dire che la parte di aziende della nostra classe di riferimento vende al pubblico per grossomodo un miliardo di euro all’anno. Ho parlato prima di un 10/15% realizzato nel dettaglio di biancheria, quindi è un business che non si può ignorare e che credo abbia un futuro a patto che venga affrontato dai dettaglianti con la giusta preparazione e competenza, altrimenti il consumatore si rivolge immediatamente ad altri lidi. Se consiglierei a un dettagliante di allargare il mix d’offerta verso di noi? Sì, se però fosse la decisione finale dopo un attento percorso di analisi della propria clientela, del proprio territorio e dei target di consumo di riferimento. Ma questi sono comportamenti d’analisi che valgono come pilastri per qualsiasi attività commerciale voglia partire o trasformarsi. Intimo e biancheria per la casa non sono risolutivi a vicenda ma insieme possono sviluppare un buon grado di traffico nel punto di vendita e offrire una pluralità di offerta comoda e divertente per la consumatrice. (Sergio Coccia)