Dal 2000 a oggi la vostra azienda ha completamente cambiato il suo orientamento strategico commerciale di business: da impresa che operava sul piano nazionale, con una rete di clienti, produzioni per altre “label” e qualche cliente estero, oggi Cottimaryanne si è trasformata in impresa che parla i linguaggi del mondo ed esporta pressoché tutta la sua produzione verso i mercati più diversi e lontani. Quanto c’è della vostra visione di giovani imprenditori in questa evoluzione?
Non credo sia una questione di visione nostra in contrasto con le strategie precedenti – inizia Jacopo Cotti – quanto un’evoluzione necessaria e indispensabile, l’unica possibile direi, per continuare nella nostra attività. È il mondo che è cambiato, progressivamente e con una certa fluidità nei primi anni del 2000, per accelerare improvvisamente in questi ultimi anni a causa della crisi mondiale in corso. Quindi più che una nostra scelta è stata una necessità. Direi anzi che se siamo riusciti a imboccare questa strada è per merito delle basi già poste dalla mia famiglia attraverso una politica sempre attenta di presenza alle fiere internazionali, Heimtextil innanzitutto. Lì stanno le fondamenta della nostra attuale attività d’esportazione. È vero – interviene Costanza Cotti – non c’è stata nessuna discussione e tantomeno frattura tra visioni – definiamole “generazionali” – diverse su come doveva cambiare la nostra azienda, piuttosto il nostro ingresso ha portato una maggiore attitudine ad allacciare rapporti internazionali, anche perché gli studi ci hanno favoriti sul piano della conoscenza delle lingue straniere. Si è trattato quindi di una trasformazione ovvia che abbiamo cercato di guidare nel modo più puntuale e qualificato possibile.
Tutto questo senza cambiare assolutamente l’anima ispiratrice della vostra società: Cottimaryanne è azienda che produce biancheria tradizionale e classica ora e da sempre. In una fase di così radicale cambiamento dei mercati non vi è mai venuta voglia di mutare anche l’asse stilistico della vostra impresa?
Un’azienda media come la nostra – dice Costanza – così profondamente radicata nel tessuto artigianale anche del territorio deve stare molto attenta a non compiere passi avventati che potrebbero snaturare la sua essenza. Abbiamo provato a inserire elementi di modernità e diversità nelle nostre collezioni, soprattutto prima d’imboccare la strada decisa dell’export, nel tentativo di mantenere vivace il mercato interno. I risultati sono stati scarsi: del resto non è facile cambiar pelle quando la percezione di tutta la tua clientela ti identifica con un certo mondo dell’arredamento. Non solo – prosegue Jacopo. – Per la nostra dimensione sarebbe (ed è stato) molto difficile comunicare rapidamente un cambio di concezione stilistica così profondo. Saremmo entrati in concorrenza con giganti ben più forti di noi e quindi avremmo avuto ben poche speranze di affermarci. Oltretutto la nostra clientela non ci chiedeva questo. Dopo tali esperimenti abbiamo deciso che dovevamo far meglio quello che sapevamo far bene: biancheria d’ispirazione classica, grande flessibilità e affidabilità e, direi molto importante, anche la capacità di offrire sul piano internazionale la competenza necessaria per proporre progetti d’arredamento in grado di coordinare le collezioni di biancheria per la casa con la complessità dell’intero progetto d’arredo tessile per l’interno della casa o dell’ambiente in questione.
Insomma non solo biancheristi da confezionato ma arredatori…
In qualche misura sì. Non tutti i mercati ce lo richiedono, ma dobbiamo essere in grado di proporre questa capacità senza tentennamenti in alcune aree del modo dove operiamo molto con architetti e arredatori. Penso per esempio all’area del Medio Oriente. I nostri rapporti con i clienti esteri – interviene Costanza – non sono filtrati da altre figure commerciali, sono quasi tutti diretti, quindi è fondamentale costruire un rapporto di fiducia basato sulla competenza e sulla preparazione. Il prodotto – in fondo – è un corollario conseguente di questo rapporto fiduciario che si consolida col tempo. Diciamo che i nostri clienti non si aspettano da noi solo collezioni qualitativamente superiori (quello è quasi scontato anche se continuamente verificato) ma la capacità di essere veri e propri partner per i progetti d’arredo che propongono. Questo genere di professionalità non può prescindere dalla capacità di tenere saldamente in mano il “pallino” della creatività grazie a uno studio interno (la madre, Mariella, con un giovane designer, si occupa di questo, ndr) capace di produrre le collezioni di biancheria ma anche di scegliere e proporre la fusione con tessuti d’arredamento rigorosamente italiani da inserire nel progetti d’arredamento. Questo è uno dei nostri aspetti vincenti.