Tecno-fibre, un mondo da conoscere

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Poca chiarezza storica ma pura linearità nella definizione. S’intende microfibra quel filato che una volta estruso ha un titolo inferiore o uguale a 1 dTex, vale a dire che un filo lungo 10 chilometri peserà un grammo. Pensate: la Terra ha una circonferenza di 12.756 chilometri e rotti, ciò vuol dire che il filo per compiere l’intero giro del nostro pianeta peserà solo un chilogrammo e tre etti scarsi! Le microfibre sono due volte più sottili della seta e tre volte più fini del cotone, e che una fibra di seta è almeno due volte più pesante di una qualsiasi microfibra. Dal punto di vista della conoscenza del consumatore va specificato un aspetto importante: il termine “microfibra” non indica una fibra tessile in particolare. In base alla legge di etichettatura tessile n°194 del 1999, il termine non può essere usato singolarmente, ma solamente per accompagnare il nome del polimero che la costituisce. Per esempio si dovrà specificare 100% poliestere microfibra e non 100% microfibra. Questa seconda espressione è errata. Trattandosi inoltre di una qualificazione delle fibre utilizzate per la realizzazione del prodotto, il produttore è tenuto a vigilare la correttezza dell’impiego della dicitura nella pubblicizzazione del prodotto stesso, controllando la natura delle fibre utilizzate per la sua realizzazione.

Per comparare la qualità di un tessuto in microfibra si deve anche misurare la densità di microfibre presenti (per esempio, valori da 100.000 a 250.000 fibre per pollice quadrato sono indice di alta qualità): maggiore è la densità di microfibre migliore sarà la capacità di assorbimento del tessuto. L’estrema leggerezza della fibra rende i tessuti in microfibra morbidi e soffici al tatto. Si producono quattro tipi di microfibre derivate dalla microfilatura di fibre acriliche, di poliammide (nylon), di poliestere e di rayon. Alcuni tessuti in microfibra si ottengono combinando due tipi differenti di fibra come per esempio il poliammide e il poliestere: in questo caso si parla di fibre ibride. La struttura di una microfibra può essere modificata cambiando la forma e le dimensioni del foro attraverso cui fuoriesce, per estrusione, la fibra stessa. Le caratteristiche superficiali della microfibra incidono sulla sensibilità al tatto e sul modo in cui il tessuto riflette la luce: utilizzando trafile particolari è possibile realizzare tessuti in microfibra che hanno la proprietà di cambiare colore a seconda dell’angolo di incidenza della luce.

La biancheria sposa la tecnica

Ma a cosa servono le microfibre? Partiamo dalla natura delle materie di composizione delle fibre: il poliestere è idrofobo, cioè non assorbe l’acqua ma trattiene con grande efficacia l’aria; il poliammide, al contrario, è fortemente idrofilo, quindi assorbe l’acqua. Queste diverse qualità delle materie compositive la microfibra rende quest’ultima un filato incredibilmente eclettico e adattabile. Nel mondo dell’asciugatura personale e degli oggetti e in quello della pulizia, la microfibra correttamente composta (quindi con il giusto equilibrio tra poliammide e poliestere) è ormai insostituibile, e pure in quello dell’arredamento ha avuto una notevole diffusione sia come tessuto di rivestimento, sia come materiale da imbottitura. Le caratteristiche del rivestimento in microfibra si sposano perfettamente con le esigenze di utilizzo del divano nella quotidianità: è un tessuto lavabile e molto pratico, quindi di
semplicissima manutenzione. Per quanto riguarda l’imbottitura poi la sofficità e la morbidezza della microfibra in poliestere sono uniche, ma l’altro aspetto fondamentale è la capacità d’intrappolare l’aria e quindi di raggiungere un grado di stabilizzazione e di coibenza termica ineguagliabile da parte di alcuna altra fibra sintetica.

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